lunedì 20 luglio 2020

Intervista di Robert per Bilan Luxe 2020.


“Non ho paura di turbare o scioccare”
L’attore si è concesso a Bilan Luxe per un’intervista esclusiva sulla sua carriera, i suoi
progetti e la passione per l’arte in senso ampio, e più particolarmente su Salvador Dalí che lo ha ispirato molto all’inizio della sua carriera.

Sei una delle star del blockbuster più atteso dell’estate, Tenet. Il tuo film riuscirà a far ritornare gli spettatori al cinema?
Se c’è un maestro capace di attrarre le folle allora è proprio Christopher Nolan!
Abbiamo girato in così tanti paesi diversi che a volte dimenticavo in quale paese mi trovavo.
Nolan è una personalità unica nella settima arte. Scrive il suo progetto pensandolo come un film d’autore, ma ha un budget enorme di diverse decine di miliardi di dollari per trasformare la sua storia in un grande spettacolo. Hai bisogno di uno schermo enorme
o una sala Imax per apprezzare Tenet.

Cosa possiamo aspettarci da Tenet?
Chris Nolan è il regista più riservato che conosca. E non sono davvero capace ad evitare di raccontare un film quando lo promuovo. Poi mi è stato ordinato di non dire nulla. Il vantaggio che ho con Tenet è che non ho capito tutto la prima volta che ho letto la sceneggiatura comunque e quindi ero felice di dover imparare solo le mie battute (ride).
Interpreterai il nuovo Batman nel nuovo film di Matt Reeves, che uscirà nel 2022. Cosa farai per rendere la tua versione di Batman diversa da quella di Christian Bale o persino quella di George Clooney, per citarne alcuni?
Bale ha fatto un lavoro straordinario perché è stato Batman per anni.
Il vantaggio è che la mia faccia sarà coperta per la maggior parte del tempo, quindi tutto dipende dagli atteggiamenti. Ho un piccola idea per differenziarmi dai Batman precedenti, ma ci dovrò attendere il riavvio delle riprese per vedere se funziona.

Molti grandi attori hanno bisogno di vivere come i loro personaggi durante le riprese. E tu?
Non ho bisogno di vivere 24 ore al giorno nella pelle di un personaggio, ma mi piace isolarmi. Negli ultimi anni, ho iniziato ad apprezzare sempre più la solitudine . Questo mi impedisce di mostrare il mio disturbo ossessivo compulsivo a tutti (ride). Mi è stato diagnosticato da giovane un disturbo ossessivo-compulsivo, quindi mi piaceva la solitudine, che può sembrare controintuitivo con questo lavoro. L’unica preoccupazione è che più mi isolo, più mi sembra di impazzire. Quando ero più giovane, facevo cose stupide pensando che fosse necessario per il mio ruolo, come ubriacarmi sul set di Come l’acqua per gli elefanti – con Reese Witherspoon – perché il mio personaggio era ubriaco nella sequenza . È stato orribile. Ero così paranoico che mi sentivo come se tutta la squadra mi stesse giudicando. Pensavo che avere una buona dose di alcol in circolo mi avrebbe reso più credibile.
Dopo la fine della saga Twilight, ha realizzato diversi film d’autore. È stata una scelta artistica quella di rompere con la tua immagine?
Sì, un po’. E’ una strana sensazione venir osservati per i fatti o gesti propri quando si fa parte di una franchise di successo. Mi è stato anche detto che non avevo spazio per errori nella mia carriera e volevo cogliere l’occasione per deludere quelle aspettative. Se il mio nome nei titoli di coda ha permesso di attrarre gli spettatori a vedere film di autori come quelli di David Cronenberg o Anton Corbijn, ad esempio, tanto meglio.

Come scegli i tuoi progetti?
Inizia sempre con il regista. Se vedo un film che trovo speciale, mi turba e mi fa venire voglia di incontrare il regista … che spesso è anche l’autore della sua sceneggiatura. Sono proattivo nella mia carriera. Sono spesso quello che contatta un artista per proporsi ai suoi progetti.
Se prendiamo ad esempio The Lighthouse dell’anno scorso, ho visto il film horror
di Robert Eggers The Witch quattro anni fa, quando ho scoperto che era il suo primo lavoro, ho immediatamente chiesto di incontrarlo, perché mi è piaciuto molto: un occhio originale per il cinema.
Abbiamo lavorato su altre due idee per la sceneggiatura che non sono state realizzate fino a quando non abbiamo avuto l’idea di The Lighthouse. Girato in bianco e nero su una costa austera delle coste atlantiche nel diciannovesimo secolo. Un’opera originale ed inquietante, come piace a me.

Se ti chiedo di parlare di arte, chi è il primo artista che ti viene in mente?
Salvador Dalí! Ho scoperto questo grande artista a 20 anni mentre mi preparavo ad interpretarlo per il film Little Ashes. Avevo visto un po’ delle sue opere in gioventù senza
preoccuparmi mai dell’uomo dietro l’artista estroverso. Dalí mi ha insegnato ad amare l’arte in tutte le sue forme, perché era un genio, pronto a fare follie per la sua arte.

Cosa si ottiene dall’esperienza di interpretare un grande artista in un film?
Come Dalí, spero di non aver paura dell’ignoto, di non aver paura di turbare o scioccare con le mie scelte artistiche e soprattutto di non prestare attenzione alla critica. Little Ashes è stato girato in diverse parti della Spagna. La mia mentalità da giovane anglosassone di 21 anni all’epoca era costretta ad adattarsi all’ambiente di tutti questi latini, il che era destabilizzante, ma geniale.
Più ho paura di recitare un ruolo durante la lettura della sceneggiatura … più ne sono attratto!

Cosa hai imparato quando sei entrato nei panni di Dalí?
Ho imparato a osare. Su un piano artistico molto più personale, ho imparato
che è impossibile simulare una masturbazione davanti a una telecamera (Rob
ride). Questa scena è stata scritta nella sceneggiatura e ho iniziato fingendo per timidezza, ma poi l’anima di Salvador è entrata nel mio corpo e mi sono lasciato andare. Dalí avrebbe adorato questa reazione se fosse ancora tra noi, ne sono sicuro!

Nella tua infanzia, ti ha attratto la pittura, la scultura o qualsiasi altra forma d’arte?
Al di fuori della pittura e dell’espressione artistica nella scuola elementare intendi? (Ride.) La settima arte mi ha attratto da molto giovane, anche se avevo altre idee per la testa, ma ero ancora più interessato alla scrittura di discorsi politici.
Potrebbe essere una sorpresa, ma ho fatto un intero piano per andare al college ed impegnarmi in politica. E poi, tutte le mie grandi idee e buone risoluzioni sono scomparse quando ho girato Harry Potter. Terminati gli studi, avevo scoperto qualcos’altro che richiedeva molti meno compiti (fa l’occhiolino, nota del redattore).

Quali forme d’arte ti piacciono adesso?
La musica è sicuramente l’arte che mi piace di più perché ho aperto la mia mente a diversi generi. Può cambiare a seconda di quanto sono preparato prima di girare un film, ma ascolto molta musica classica, che ha il potere di rilassarmi, ma anche di svuotare la testa per concentrarmi sulla sceneggiatura, per esempio.

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