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In Cosmopolis, Robert Pattinson abitava una limousine. Alla sua seconda collaborazione con David Cronenberg, l'attore si mette questa volta al volante, chaffeur che si trova a (ri)portare a Hollywood una Mia Wasikowska che, tra le ville dei divi, ha nascosto un ingombrante segreto. Assieme a loro, la diva interpretata da Julianne Moore, il terapista delle star John Cusack e ancora baby-attori arroganti e fragili, agenti, produttori, e tutto quello che compone il firmamento hollywoodiano. Il loop infinito di Maps to the Stars, che mescola il riso con la pelle d'oca, tanto è capace di divertire e inquietare, è quello della replicazione (tanto familiare quanto industriale) di ciò che siamo e siamo stati portati a essere; quello di un'identità che non può essere altro che remake, o ennesimo capitolo di una franchise. Sfuggirne, appare impossibile: ne veniamo risucchiati come in un buco nero, dentro al quale ci aspetta solo il nulla, il vuoto, l'assenza. La morte. Senza identità, racconta Cronenberg,c'è solo quella
Screen Week L’unico momento memorabile di Maps To The Stars è posto all’inizio, quando si scopre che Robert Pattinson, colui che in Cosmpolis, precedente film di David Cronenberg, girava per New York sui sedili posteriori della sua limousine, qui interpreta uno chauffeur che porta in giro le star. Trattasi di scelta di casting, non certo di sceneggiatura o regia. E questo la dice lunga sul grado di ispirazione del cineasta canadese che per raccontare le storture e gli eccessi di Hollywood e dintorni pesca qua e là dalla sua filmografia passata copiando di fatto sé stesso (anche se la sceneggiatura non è sua, ma di Bruce Wagner). Non si tratta di un film noioso, anzi, la proiezione è godibile (la tensione sale gradualmente nel corso della storia) e rispetto a Cosmopolis siamo finalmente tornati all’interno di un universo che Cronenberg sa maneggiare bene (del resto è il suo). Manca però il guizzo, quel passo in avanti che attendiamo da La Promessa dell’Assassino (2007), vero suo ultimo grande film. Nulla da dire sul cast: da Julianne Moore a Mia Wasikowska passando per John Cusack e la giovane rivelazione Evan Bird tutti risultano adatti e in parte. Piccola nota a parte per Sarah Gadon, qui nei panni di un fantasma, una piccola interpretazione che conferma come Cronenberg ne voglia fare una sua musa
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