(Reuters) - Da Hollywood a Cannes, Kristen
Stewart
ha
lavorato duramente per mettere una certa distanza tra
la fama
acquisita
con "Twilight" e
i progetti
drammatici
più seri che sta abbracciando da quando il franchise
sulla storia d’amore vampiresca è giunto al
termine.
La Stewart, 24 anni, è diventata molto nota ai fan accanto
al fidanzato Robert Pattinson nella Saga di Twilight, dove interpreta una
ragazza adolescente innamorata di un vampiro. Quest’anno ha presentato il film
Camp X-Ray al Sundance dove interpreta
una guardia nel carcere di Guantanamo.
Nel suo ultimo film
"Clouds of Sils Maria," che ha debuttato al Festival di Cannes, la Stewart
interpreta l'assistente personale di un'attrice che sta invecchiando e si
ritrova a dover combattere contro la reazione dell’industria cinematografica al
suo invecchiamento.
In un'intervista con Reuters, l'attrice parla della fama e
di come si rapporta con le sue intuizioni.
All’improvviso è diventato il progetto perfetto. La mia
carriera è esplosa, si sa già, con Twilight, grazie al quale sono diventata
famosa. E’ singolare per me interpretare
l’assistente di un’attrice che poi si lascia andare a riflessioni su quel
mondo,descrivendo come funziona e quanto superficiale possa essere.
Hai lavorato con regista/scrittore europeo in questo film,
la mentalità europea differisce molto da quella americana? C’è più libertà d’azione
in un lavoro prettamente europeo rispetto a quanto potresti riscontrarne in uno
ad Hollywood?
Una libertà che
comunque non è assente negli Stati, ma di certo nell’industria cinematografica
non prevale questa sensazione di libertà, devi pensare bene al modo in cui puoi
dire ciò che vuoi dire, perché sei realmente preoccupato della reazione della
gente, non vuoi indispettirla. La mentalità europea differisce in questo, le
persone hanno meno paura e fanno le cose per se stessi. Per pura arte. E non
per commercializzare le cose. E’ una bella sensazione. Fare in film in sé è una
cosa ridicola. Stai interpretando una persona che non sei, e quindi fingi di
essere qualcun altro mentre le persone ti osservano mentre fingi di essere
qualcun altro. E’ folle. Ma ne vale la pena se stati dicendo qualcosa , può
essere trascendentalmente importante.
E’ difficile
rimanere se stessi mentre l’industria preme e tira in questo modo ed i media ti danno il tormento qualsiasi cosa tu faccia?
Non faccio quel che
faccio per dare una certa percezione di me o lasciare che si pensi di me in un
certo modo. Sarebbe come prendere a calci
la possibilità di fare film. Non fa proprio a caso mio. E non so come la
gente possa farlo. Non so come le persone si muovano attraverso le loro
carriere. Non so in base a cosa scelgano, tipo “Beh, questo non è il mio genere, molto differente dal mio, ma la
gente non mi ha mai visto in questo ruolo, così lo sceglierò proprio per questo”.
Ed io mi chiedo “Perché stai facendo questo per altre persone? Dovresti farlo
per te stesso”. E’ così che la penso fin da quando ho iniziato a fare questo
mestiere, quindi non mi importa davvero tutto ciò.
Avverti la
pressione di dover restare in cima ai giochi?
Voglio
assolutamente dirigere un film un giorno. Recentemente ho diretto un video
musicale(per la band Sage + The Saints),era un piccolo progetto ma mi
sono divertita, ed ero molto felice facendolo, sarà una grande cosa, non
importa altro. Anche quando facevo uno scatto con la Polaroid la gente era lì a
dirmi “Cos’hai fatto? Fammi dare un’occhiata”. Ed io ero del tipo “dammi un po’
di tempo in modo che capisca anch’io di cosa si tratta” Non è qualcosa del
quale lamentarsi, lo so. E’ incredibile il fatto di aver potuto fare questa
cosa. E’ solo un po’ strano. E’ diverso.
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