4. PROVVIDENZA Ero ancora in macchina, mancavano ormai poco più di tre km a casa di zia Alice, ma il buio e la pioggia mi limitavano pericolosamente la visuale, la strada era viscida e sentivo i pneumatici della mia auto slittare sull’acqua, non vedevo l’ora di arrivare a casa, era assurdo come una bella giornata come quella potesse essersi rovinata cosi nel giro di un ora.. ma ad un tratto vidi qualcosa di scuro tagliarmi la strada, non ebbi il tempo di capire cosa fosse perché per evitare la *cosa* sterzai bruscamente e persi il controllo del’auto che finì fuori strada, riuscii solo a sentire il rumore della lamiera che si piegava ed i vetri dei fari chi si rompevano per l’impatto, venni catapultata in avanti ed urtai bruscamente contro il volante, non riuscivo a muovermi, sentii qualcosa di caldo colarmi dalla fronte e cadermi sugli occhi, poi Il buio. Sentii un rumore poi qualcuno che gridava il mio nome, ma la voce sembrava lontana ed ovattata, poi mi sentii scuotere e di nuovo quella voce “Jenny! Jenny riesci a sentirmi?” ora mi sembrava più chiara, chiunque fosse era molto preoccupato e stava cercando di liberarmi dalle lamiere, con fatica riuscii ad aprire gli occhi, ma lo shock ed il dolore non mi permettevano di essere completamente vigile, non appena misi a fuoco lo riconobbi subito, aveva i capelli bagnati che gli cadevano sugli occhi “Jasper” sussurrai, alzò subito la testa e mi guardò con attenzione, poi prese il mio viso fra le mani “come ti senti? Ora ti tiro fuori tranquilla!” lo guardavo completamente inerme ed intontita “cosa ci fai qui? Si può sapere da dove sei sbucato?” si fermò e mi guardò corrugando la fronte “nemmeno in situazioni del genere la smetti di fare domande è? Beh è un buon segno vuol dire cha stai bene! Vieni aggrappati a me” obbedii e mi sentii subito sollevare, mi prese delicatamente fra le braccia e mi tirò fuori dall’auto. La pioggia mi bagnava il viso, ma la cosa non mi dispiaceva affatto, “pensi di farcela a reggerti in piedi?” Annuii e mi mise giù con estrema delicatezza facendomi avvicinare con la schiena alla fiancata della macchina cosi che potessi appoggiarmi, mentre lui raccoglieva le mie cose sul sedile del passeggero. Quando ricomparve davanti a me ero completamente zuppa e tremavo dal freddo “stai gelando, sbrighiamoci in macchina ti scalderai, li ci dovrebbe essere anche la mia giacca” indicò la sua auto parcheggiata sul ciglio della strada, stavo cercando di seguirlo quando la vista mi si offuscò nuovamente e le mie gambe cedettero, mi sentii afferrare al volo e da li più nulla. Mi svegliai per il dolore, avevo l’impressione che la mia testa volesse esplodere da un momento all’altro mi sedetti sul letto tenendo la testa fra le mani con gli occhi serrati, poi non appena il dolore sembrò attenuarsi li aprii lentamente e mi resi conto di non essere a casa mia, ero in una camera da letto molto elegante, le pareti erano color avorio, proprio davanti a me c’era una grande libreria nera ricolma di libri ed oggetti decorativi, la parete alla mia sinistra era interamente occupata da una cabina armadio, il letto su cui mi trovavo era un baldacchino di ferro battuto nero le qui quattro aste erano avvolte da foglie rampicanti del medesimo colore, i tappeti, le tende drappeggiate avevano colori caldi, tutto sembrava studiato nei minimi dettagli, dove mi trovavo? Mi alzai barcollando soffermandomi davanti al grande armadio, una delle sue ante era un enorme specchio, guardai la mia figura riflessa, ero pallida e spettinata non avevo una bella cera, diciamo che di solito mi svegliavo in condizioni migliori… spostai un ciuffo di capelli che mi copriva la fronte e vidi una ferita lunga poco più di due centimetri, la toccai era quasi del tutto cicatrizzata, strano l’incidente doveva risalire a qualche ora prima, poi notai che indossavo una camicia da notte da donna, era di seta blu con decorazioni di pizzo sul seno, era molto raffinata e di certo molto costosa, mi arrivava fin sopra le ginocchia e mi stava a pennello, sembrava fatta su misura per me; all’improvviso una nuova fitta alla testa mi riportò alla realtà, una cosa mi interessava più di tutto, dovevo capre dove mi trovavo, mi avvicinai alla finestra e scostando la tenda il mistero fu subito rivelato, riconobbi la strada sterrata che avevo percorso la mattina precedente per cercare Jasper, ero a casa sua! Mi guardai intorno alla ricerca dei miei vestiti, li vidi accuratamente piegati su di un piccolo divanetto, erano puliti e profumati come se fossero stati appena lavati, ok ebbi la conferma che non poteva vivere solo, abiti da donna, poi tutta quella cura, di certo non poteva essere stato lui a fare tutto questo, almeno non da solo, pensai tornando a guardare la camicia da notte che indossavo. Mi vestii velocemente anche se con qualche difficoltà, la testa faceva ancora male.. uscii dalla camera e mi ritrovai lungo un corridoio che terminava con una scalinata che portava al pianoterra, scesi lentamente le scale, arrivata nel modernissimo e lussuosissimo salone notai che ero sola, possibile! Mi avvicinai alla vetrata che dava sul cortile anteriore e vidi l’auto di Jasper parcheggiata, quindi doveva per forza essere nei paraggi, poi sentii la sua voce alle mie spalle “ ah ti sei svegliata finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi!” mi voltai verso di lui, mi guardava con un sorrisetto sghembo sulle labbra, non lo avevo mai visto sorridere cosi, sembrava essere di ottimo umore, mamma mia era davvero bello! “Jas Jasper! Credevo non ci fosse nessuno” dissi mentre mi guardavo intorno, alla ricerca di qualche altro inquilino, Jasper spalancò gli occhi e guardò a destra e sinistra come per cercare di capire cosa stessi cercando, poi dalla sua espressione notai che aveva capito “non c’è nessun altro qui, vivo solo” ah! Ottimo uno sconosciuto mi aveva vista nuda! Oh mio Dio che vergogna, abbassai lo sguardo, sentii il mio viso avvampare e l’imbarazzo crescere, non riuscivo a guardarlo in faccia, poi mi accorsi che stava tentando di trattenere una risata, lo guardai male “che c’è da ridere!?” “niente scusa!” disse schiarendosi la voce, poi si allontanò e si sedette sul grande divano bianco posto al centro del salone, all’improvviso il mio imbarazzo e l’irritazione sembravano essere stati spazzati via da quel sorriso |
mi sedetti accanto a lui e guardando a terra dissi “grazie! Grazie di tutto quello che hai fatto per me, non so come avrei fatto se non fossi arrivato tu” “non devi ringraziarmi” “si invece!!” dissi voltandomi verso di lui “Jasper mi hai tirata fuori dalle lamiere, mi ha curata, ti sei preso cura di me questa notte, devo sdebitarmi in qualche modo “ “a dire il vero le notti sono state due” aggiunse “cosa?” mi guardò “hai dormito qui per due notti, eri molto debole” ripensai alla mia ferita, ecco perchè si era già cicatrizzata “una ragione in più per sdebitarmi con te!” lo guardai negli occhi e lui fece lo stesso, poi con un espressione seria disse “vuoi davvero sdebitarti? Allora fa quello che ti ho detto, vattene da Forks, torna a casa dalla tua famiglia finchè sei ancora in tempo!“ insisteva! “No! Io non vado da nessuna parte senza una vera motivazione, poi in tempo per cosa? Ma si può sapere che problemi hai con me? Prima vuoi che me ne vada, poi mi salvi la vita e mi ospiti in casa tua, ed ora vuoi di nuovo che me ne vada, io non ti capisco proprio!” durante la sfuriata mi ero alzata e gli davo le spalle tenendo le braccia incrociate, mi sentivo una bambina capricciosa in quel momento, ma volevo capire che diavolo gli frullava in quella testa! Sentii la sua voce che proveniva ancora dal divano “non farmi domande alle quali non posso rispondere, prova solo a fidarti di me! “ pronunciò quelle parole con durezza poi lo sentii alzarsi “andiamo ti accompagno a casa!” imperativo, come si permetteva di parlarmi in quel tono, io non volevo andare a casa non prima di averci capito qualcosa, ma come mi era già successo in precedenza, non riuscii a resistere, lo assecondai seguendolo fuori casa, come caspita faceva a comandarmi cosi a bacchetta, salii sulla sua auto senza dire una parola, ero arrabbiata eppure non riuscivo a dire nulla, per metà della strada fissai il paesaggio fuori dal finestrino, poi senza guardarlo dissi “ ti sei preso cura tu di mia zia vero?” non so ancora come quell’idea mi balenò all’improvviso, mi tornò alla mente la stanza in cui mi ero svegliata era esattamente del mio stile e in quello di zia Alice, lei adorava i dettegli e quella camicia da notte di seta blu, andava matta per quei capi, ne aveva un’intera collezione ed ogni angolo di quella casa mi faceva pensare a lei, erano sensazioni difficili da spiegare, attesi la sua risposta “ si, sono rimasto al suo fianco fino alla fine dei suoi giorni” mi voltai verso di lui, lo vidi serrare le mascelle e stringere il volante con talmente tanta forza che temevo di vederlo sbriciolare sotto le sue mani “perché ha fatto perdere le sue tracce? Mio padre era disperato l’ha cercata per anni! Io ero cosi legata a lei, come ha potuto farci questo?” rispose continuando a tenere gli occhi piantati sulla strada “ ha solo fatto una scelta, purtroppo la scelta sbagliata, ma quando tua zia prendeva una decisone era irremovibile!” poi si voltò verso di me “ e non è la sola testarda in famiglia a quanto pare… tu le somigli molto” poi tornò a guardare la strada per parcheggiare l’auto nel viale di casa mia “ a quanto pare hai una specie di maledizione che ti costringe ad avere a che fare con la mia famiglia” cercai smorzare i toni, rispose mentre tirava il freno a mano “ non hai idea di quanto la cosa sia vera” non riuscii a capire se scherzava o la vedeva veramente come una specie di sventura “ ahaha carino! Pensare che per anni ho creduto che lei fosse fuggita con il suo angelo dai capelli d’oro” lo vidi irrigidirsi, sembrava sorpreso dalle mie parole “non dirmi che non te ne ha mai parlato?” dissi incredula “ no, non mi ha mai parlato di nessun..come lo hai chiamato tu” “oh Jasper, ne era follemente innamorata, dovevi vedere i suoi occhi quando parlava di lui, si illuminava il suo non era amore era una vera e propria venerazione, nella mia vita non mai visto nessuno amare qualcuno con quell’intensità” continuava a guardare fuori dal finestrino inespressivo e silenzioso, continuai ugualmente a parlargli “ed anche lui era ugualmente innamorato di lei” dissi sicura, fu in quel momento che si voltò verso di me e mi guardò aggrottando le ciglia “come fai a dirlo?” sembrava quasi irritato, davvero certe volte non riuscivo proprio a comprendere le sue reazioni “lo so perché qualche giorno fa ho trovato delle lettere indirizzate a mia zia, in quelle righe era riversato un amore profondo, sincero, romantico, sembravano lettere risalenti ad un'altra epoca, oggi credo sia raro trovare un uomo in grado di esprimere in quel modo i suoi sentimenti” lo vidi abbassare lo sguardo “ il merito era solo di Alice, aveva la straordinaria dote di farsi amare da chiunque avesse a che fare con lei” mi fece venire i brividi il modo in cui parlava di lei, se non fosse stato cosi giovane avrei creduto che ne fosse innamorato, ma non dimostrava più di venticinque anni per cui la cosa era altamente improbabile, trentatre anni di differenza erano eccessivamente tanti..”Jasper non avrei mai immaginato che tenessi cosi tanto a lei..grazie di tutto quello che hai fatto e di non averla lasciata sola”gli ero sinceramente grata “purtroppo non ho fatto ciò che desiderava, non ho potuto” vidi la rabbia affiorare sul suo volto “le eri accanto, hai fatto tutto ciò che era in tuo potere fare, era malata e purtroppo per alcune malattie non esistono rimedi” volevo porre fine a quel suo dolore, ma non sapevo cosa fare, era un bravo ragazzo non meritava di stare cosi, poi lo vidi guardare qualcosa fuori dal parabrezza “sembra che tu abbia visite ed anche alquanto agitate” seguii il suo sguardo e vidi che fuori dalla porta di casa c’era Lisa con le mani in tasca che fremeva, caspita ero sparita senza dare mie notizie da due giorni, avrei dovuto ascoltare la sua lavata di capo per ore “ già è meglio che vada, prima che venga ad afferrarmi per i capelli” “ si forse è meglio” disse son un lieve sorriso “ciao Jasper grazie ancora per tutto” “non ringraziarmi e pensa a quello che ti ho detto!” chiusi lo sportello e gli feci cenno di non aver capito ciò che mi aveva appena detto, finsi naturalmente, lo vidi alzare gli occhi al cielo rassegnato ed andò via. |
Grazie a Jackson rathbone page
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