mercoledì 29 luglio 2015

Nuova intervista di Robert con Io Donna

«Twilight? Sono orgoglioso di averne fatto parte. Non sono più costretto ad inseguire un lavoro come mi capitava soprattutto prima di Harry Potter e il calice di fuoco. La popolarità che ne è derivata mi dà tuttora la tranquillità, anche economica, di scegliere solo progetti in cui credo. E Life ne è la prova». Robert Pattinson ce la sta mettendo tutta. Vuole smarcarsi dal ruolo di idolo delle teenager per una saga che sicuramente apprezza, ma che pesa ancora sulla sua credibilità di attore.
Più che nel significato della risposta, questa insofferenza si percepisce nel modo in cui la scandisce. Il tono della voce è basso, a abbassa lo sguardo per prendere tempo e cercare una risposta non banale. Certo, il look da finto trasandato (barba e capelli lunghi, ma non casuali, troppo gel e troppo curate le basette) aiuta, però sembra sincero, soprattutto poi se il discorso si allarga a Life, il suo ultimo film, Pattinson interpreta il fotografo Dennis Stock ai tempi, anno 1955, della sua turbolenta amicizia con la star, la stessa che gli diede la possibilità di ritrarlo in esclusiva sia a New York  che nella sua casa natale in Indiana.
È proprio sull’antefatto alla base di questa collaborazione che si concentra la pellicola dell’olandese Anton Corbijn, a sua volta non solo regista (suo fu il biopic su Ian Curtis,Control), ma anche apprezzato fotografo di star musicali fin dagli anni ’70. Nei panni di James Dean c’è invece Dane DeHaan, uno dei nomi emergenti di Hollywood (è l’Harry Osborn dell’ultimo Spider-Man), mentre unico personaggio femminile di rilievo è Pier Angeli, attrice italiana degli anni ’50 interpretata qui da Alessandra Mastronardi


Che effetto le ha fatto essere per una volta quello che non viene fotografato, ma che fotografa la celebrità?
Ho capito sulla mia pelle quanto possa essere difficile avere a che fare con una star. Quando sei sul red carpet in realtà i fotografi neanche li vedi, ti muovi facendo alcune mosse, spesso studiate, ma in cambio non hai visi, solo flash. Certo, non era facile per un fotografo del tempo, come sicuramente non lo è ancora oggi. Da parte sua Dean però fu abile a tenere abbastanza nascosta la sua vita privata. Era un’altra epoca, ma non per questo c’era meno voglia di sapere dettagli intimi del suo quotidiano rispetto a quanto succeda oggi.
Idolo dei giovani, bello, certo, non “maledetto”, ma comunque dal fascino abbastanza tenebroso: quando le è arrivato il copione non ha pensato che sarebbe stato giusto anche per il ruolo di James Dean?
Capisco che ci si possa pensare, ma non sarebbe stata la scelta giusta sia per il bene del personaggio che per me. Sarebbero partiti i confronti, mi avrebbero accusato di presunzione e, poi, io stesso forse non sarei riuscito a dare quel qualcosa in più che invece è riuscito a DeHaan. Dal mio punto di vista raccontare Stock e il suo modo di rapportarsi a qualcuno di sfuggente, ma a suo modo affascinante e magnetico, rappresentava una sfida ancora più stimolante che impersonare lo stesso Dean.
All’epoca della storia Stock aveva 27 anni, era già padre e si doveva barcamenare tra lavoro e famiglia mentre inseguiva il  sogno di diventare un affermato fotografo: lei gli è quasi coetaneo, 29 anni, ha già successo e niente “famiglia”: sembra che non ci possa essere personaggio più distante…
A prima vista sì, ma non sono queste le caratteristiche che più definiscono una persona. Sia il successo sia il diventare genitori sono variabili che non dipendono da te, o meglio, non solo da te. Di mezzo c’è la fortuna e il trovare una persona che, oltre ad amarti, voglia le stesse cose che vuoi tu nei tempi che vuoi tu. A Stock mi lega la determinazione nel volere essere artista e anche quel pizzico di imbarazzo iniziale che spesso provo quando mi confronto per la prima volta con qualcuno.
Si sente una persona timida?
No, ma ci metto un po’ a dare confidenza a qualcuno.
Anche sentimentalmente Con chiunque, anche in amore.
Ha mai paura che l’etichetta “quello di Twilight” possa influire negativamente sul suo futuro nella recitazione?
Il successo di Twilight è qualcosa di eccezionale di cui non mi potrò mai pentirmi. Fin da quando ho iniziato questa carriera sto cercando di migliorarmi, di mettermi alla prova con ruoli sempre diversi rispetto a quelli già interpretati. Se fra 10 anni si parlerà di me ancora solo come “quello di Twilight”, la colpa sarà solo mia.
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