3. UN RAGGIO DI SOLE Il giorno dopo mi svegliai e notai subito che c’èra qualcosa di diverso, una strana luce trapelava dalla finestra della mia stanza; c’èra il sole! Saltai giù dal letto e mi affacciai alla finestra, respirai a pieni polmoni un po’ d’aria fresca. Vedere il cielo azzurro a Forks d’inverno era una vera rarità; il bosco visto dalla mia finestra con quella luce sembrava cosi diverso, l’intera città vista sotto i raggi del sole appariva trasformata ed anche il mio umore era stato influenzato da quei caldi raggi, ero nel pieno delle mie forze. Approfittai di quella bella giornata per fare due passi a piedi - nuova scusa per non lavorare al mio romanzo - . Uscii di casa e presi la strada della foresta, passeggiavo tra gli alberi, l’odore del muschio umido mi inebriava, era bellissimo osservare la luce del sole che si faceva largo tra i fitti rami. Raggiunsi la radura dove mi fermavo spesso quando passavo di li, mi sdraiai direttamente sull’erba; sentivo il calore del sole sul viso, il fruscio delle foglie faceva da sottofondo, era un vero paradiso.. ma all’improvviso la voce di Jasper suonò come un eco nella mia testa - va via di qui! la foresta non è un posto sicuro!- Quel ricordo mi riportò bruscamente alla realtà, mi misi a sedere ed incondizionatamente mi guardai intorno alla ricerca di Jasper, infondo lui aveva la strana capacità di apparire e scomparire come un fantasma, ma non in quel caso! Lisa aveva ragione, volevo rivederlo a tutti costi e lo avrei tormentato fin quando non mi avesse spiegato il suo strano modo di comportarsi con me e tutto il resto. Tornai a distendermi sull’erba umida e rimasi li per non so quanto tempo; quella era la mia dimensione, quel posto mi dava la sensazione di essere in perfetto equilibrio con il mondo. Arrivai nel viale di casa in tarda mattinata, quando vedendo la mia auto ebbi l’irrefrenabile tentazione di andare alla ricerca di Jasper, tentazione contro la quale non provai neppure minimamente di resistere; la verità era una, quel tipo strano mi attirava come una calamita. Percorsi la strada sterrata che portava alla villa con estrema attenzione, la mia macchina non era molto adatta alle strade dissestate; arrivata davanti la casa scesi, ma non c’era ombra ne della sua auto ne tantomeno di lui. Mi avviai verso la casa e mi soffermai sulla gradinata che portava all’entrata, non potei fare a meno di restare colpita da quella costruzione, essa si sviluppava su due livelli, le pareti esterne erano perlopiù di legno, ad eccezione del piano superiore sulle cui pareti si aprivano due grandi vetrate, era una casa molto grande e lussuosa; per quanto quel ragazzo apparisse strano e misterioso ai miei occhi, una cosa era certa, aveva buon gusto! Suonai più di una volta al campanello, ma nessuna risposta, forse aveva approfittato anche lui della bella giornata per fare una gita fuori città. Rassegnata salii in macchina e mi allontanai, accesi lo stereo e con al musica a tutto volume presi la Statale; mi spinsi fuori città verso la Push, era una piccola area che apparteneva alla riserva indiana dei Quileute, non era molto lontana da Forks, la meta caratteristica della zona era la spiaggia dove i giovani del posto si radunavano per tuffarsi dalle scogliere o fare un po’ di surf. Conoscevo abbastanza bene quel posto, da piccola ci andavo spesso con mio padre; adorava pescare lungo il fiume Quileute, bèh tra un ricordo e l’altro finii per trascorrere li l’intero pomeriggio, mi apprestai a risalire in macchina solo quando il sole era già calato e le nuvole avevano nuovamente riconquistato il loro posto, tanto che non appena imboccai la Statale cominciò a piovere a dirotto. Grazie a Jackson rathbone page |
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